Lo studio "Chemical Recycling of Polymeric Materials from Waste in the Circular Economy" sottolinea come gli aspetti giuridici e regolamentari non vengono affrontati negli articoli scientifici che trattano il riciclo chimico. Le opportunità e le sfide poste dal regolamento Reach e da altre normative sui prodotti chimici, sui rifiuti e sulla sicurezza sono specifiche di ogni tecnologia di riciclo e vanno quindi studiate caso per caso.

Segnala poi la scarsa conoscenza sulle capacità dei diversi processi di riciclo chimico di eliminare le sostanze preoccupanti e raccomanda di condurre indagini presso gli impianti. Anche la potenziale circolarità delle materie plastiche varia in funzione dei processi adottati e va quindi valutata caso per caso, evitando generalizzazioni sui pro e i contro del trattamento chimico dei rifiuti plastici. Infine, secondo gli estensori del documento, le tecnologie digitali - riferendosi presumibilmente all'uso di blockchain per certificare il contenuto di riciclato nei prodotti finali - possono contribuire a migliorare la tracciabilità delle sostanze preoccupanti nel processo di riciclo, tuttavia la loro attuazione richiede sforzi sostanziali tra e all'interno delle organizzazioni.

"È importante capire come le diverse tecniche di riciclo chimico siano in grado di ridurre la presenza di sostanze preoccupanti nei materiali riciclati per ottenere processi privi di sostanze tossiche nell'ambito dell'economia circolare - riassume la posizione dell'Agenzia Erwin Annys, responsabile della unità Support and Enforcement dell'ECHA -. Vogliamo anche capire fino a che punto ciò si tradurrà in nuove registrazioni Reach. Infine, il report offre una panoramica sullo stato dell'arte dei diversi processi di riciclo chimico e sui vantaggi e gli svantaggi di queste tecnologie”.

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