Dal 3 luglio entrerà in vigore la direttiva europea 904 del 2019 che impone uno stop alle platiche monouso, che è stata recepita nel nostro Paese nell’aprile scorso. l’Italia sta tuttavia portando avanti un forte pressing per ottenere almeno alcune modifiche della direttiva.
Il nodo della questione non è sull’obiettivo che si pone Bruxelles, ossia combattere l’inquinamento derivante dalla dispersione nell’ambiente degli oggetti di plastica, ma come afferma il Ministro Cingolani, su una definizione molto restrittiva del termine “plastica”. In sostanza avrebbe diritto di vita solo la plastica che si ricicla, mettendo così in forte difficoltà tutte le aziende che producono bioplastiche.
Appare evidente che per l’Italia, primo produttore di plastica bio in Europa, vorrebbe dire subire un impatto non secondario a livello industriale e occupazionale. Per questo si sono mossi sia il Ministro della Transizione ecologica che il Ministro dello Sviluppo Economico, per spingere verso una revisione della direttiva SUP.
Anche il mondo delle imprese ha fatto sentire la propria voce tramite il Presidente di Confindustria Bonomi che con un tweet ha affermato: “Le linee guida UE su Direttiva SUP chiudono di fatto un intero settore industriale. Non vedo reazione decisa e coesa da politica, sindacati, imprese. Sembra non interessi il futuro dei lavoratori del settore del packaging, eccellenza italiana nel mondo!” Già a febbraio 2021 fu inviata una lettera alla Presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen, a firma congiunta del Presidente di Confindustria Bonomi e del neo Presidente della BDI Russwurm in cui si dava evidenza delle criticità derivanti dall’approvazione della direttiva SUP. Dopo tutte queste voci contrarie, qualcosa finalmente si sta muovendo a Bruxelless. La Commissione europea ha infatti previsto la possibilità di allargare la percentuale del peso dei polimeri sui materiali biodegrabili e l’esenzione per gli articoli monouso in plastica compostabile.
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